Prossimi Appuntamenti

Reality showah
26 settembre ore 21
Chiostro di San Michele- Istituto Musicale "G. Paisiello"
Città Vecchia Taranto
info: 348 89 78 472
ilteatrodelmare@gmail.com

Produzioni

Reality Showah
...al mio maestro renzo casali

Testo e regia MariaElena Leone
Musiche Angelo Losasso
Tecnico suono e luci Gaetano Vestita
Produzione Aldo Petruzzi

con:
MariaElena Leone
e
Alessandra Capriglia

In un accumulo di brutti sogni sul fallimento dell'umanità i due personaggi come animali braccati dalla "normalità" reclamano lo spazio del meraviglioso e il tempo del sogno come strumento per cambiare il mondo!
Travestite da folli, Bi e Bo scompigliano ogni cosa per rendere incomprensibile ciò che sembra normale!
In questa polifonia dell'incomunicabilità, l'incontro è nei silenzi, in ciò che non viene detto.
Reality Showah non ha alcuna verità da rivelare, non accetta risposte preconfezionate, fa domande, nega, distrugge...
Diciamo invisibile ciò che non vogliamo guardare?
Un invito a guardarsi in faccia!

kantor

prova sunto

Qui il resto del post
continuazione da sopra di tutto quello che c'è...
Teatro del Mare
Direzione artistica: MariaElena Leone


Laboratori
Spettacoli
Dibattiti
Percorsi di lettura
Proiezione e discussione di films indipendenti
L'ambito europeo:
Collaborazioni con partner internazionali



Per iscrizioni e informazioni:

TEATRO DEL MARE - Via Carlo Magno, 35 - Taranto
Tel: 3488978472
ilteatrodelmare@gmail.com

Pubblinews/recensione: Reality Showah

Sabato 21 Febbraio 2009 TARANTO
di Vanna Bonivento
Se nell’immaginario collettivo il teatro
è per lo più inteso come luogo
pubblico, palcoscenico e ribalta per
rappresentare “spettacoli” (trame,
testi, drammi, opere, operette, recitals,
concerti) da cui gli “spettatori” ricavino
emozioni, spesso liberatorie, sulla
vita personale o riflessioni, anche di
denuncia, sulle problematiche e
difficoltà dell’umana esistenza nella
collettività, si può ben comprendere
l’importanza del teatro e la necessità
di avere in ogni città , degna di questo
nome, un proprio teatro pubblico,
inteso come spazio di appartenenza
sociale, struttura per la crescita civile
quindi culturale degli stessi cittadini.
Taranto nel passato più antico (Magna
Grecia) e più recente aveva teatri
pubblici,oggi ne è priva.
Non credo non si possa condividere
il concetto che una città senza un
“suo” teatro è una città spenta.
Spenta perché le luci, che illuminano
il palcoscenico di un teatro pubblico
cioè la sede preposta dalle istituzioni
di settore che rappresentano i cittadini,
sono strumenti per illuminare le menti
ed i pensieri ovviamente insieme ai
testi, scenografie e musiche, ma tutto
al fine di un miglioramento della città.
Un teatro pubblico è una struttura
essenziale per la espressione civica,
quindi politica ( nel senso di
polis=città), della democrazia (nel
senso di governo del demos, il popolo
dei cittadini), comprendendo la
funzione didascalica per le giovani
generazioni.
Per questo non mi viene difficile una
denuncia di conseguenza: Taranto è
una città antidemocratica quando si
priva del suo teatro, importante quanto
l’avere un museo, una biblioteca o …
un ospedale ,perché qui si cura il
corpo,l ì la mente.
Qualcuno dirà: ma a Taranto ci sono
cinema/teatro, auditoria delle
parrocchie, teatrini scolastici, sale
private. Non basta? No, non basta.
Ci vuole il teatro cittadino, con una
sua valenza e continuità sia negli
spettacoli che nelle attività, un luogo
“preposto” in cui la gestione di un
cartellone si attenga a regole di
interesse collettivo, altamente
culturale e di professionalità.
Eppure il popolo tarantino adora il
teatro, ce l’ha nel suo DNA!
Ma è costretto ad inseguire i tanti
cartelloni stagionali proposti dalle
associazioni e gruppi teatrali dove
non sempre il mero dilettantismo di
chi esercita attività di spettacolo per
passione, hobby, svago è distinguibile
dal professionismo, quando spesso,
come appare, è la stessa istituzione
a sminuire il suo dovere di scelta
oculata ed a fare piuttosto da cassa
di risonanza di cartelloni occasionali,
proposti su palcoscenici altrettanto
occasionali. Manca a Taranto,
insomma, una politica vera ,
democratica e culturalmente oculata
sul e del teatro e forse è anche per
questo che la città ancora non riesce
ad avere un suo teatro.
Per assurdo ( nella illogica ed assurda
assenza di un teatro pubblico
tarantino) si sta facendo strada intanto
un nuovo modo di fare teatro civico,
il teatrodelmare, utilizzando non solo
monumenti e spazi culturali aperti
ma anche luoghi privati : saloni,
salotti, locali di ristoro.
Dibattendosi tra difficoltà economiche
(quanto costa l’affitto di un
palcoscenico? ) il teatrodelmare è
fortemente motivato (nonostante
l’attuale privatezza degli spazi di
recitazione ma con la speranza di una
pubblica collocazione) ad incidere
sulla realtà tarantina come Teatro
Civile o Civico che dir si voglia, forte
com’è la stessa regista Maria Elena
Leone di esperienza e professionalità,
già maturate a Milano presso la
Scuola Europea di Teatro e Cinema
Comuna Baires con Renzo Casali,
direttrice dal 1999 di laboratori teatrali
e fondatrice nel 2003 del Festival di
teatro e teatro-danza Dionisie.
ilteatrodelmare (per informazioni
T e a t r o d e l M a r e :
3488978472;ilteatrodelmare@gmail
.com;via Carlo Magno, 35 Lama)
curato e fondato a Sesto San
Giovanni dalla stessa Maria Elena
Leone regista,drammaturga che oggi
vive ed opera a Taranto ( già da noi
incontrata col suo spettacolo Dionisie
tenuto la scorsa estate sui ruderi
romani presso la Torre di Saturo ) ha
un suo palcoscenico in via Carlo
Magno 35 a Lama, dove nei giorni si
è tenuta l’anteprima privata di Reality
Showah, rivolta a venti spettatori
scelti dalla stessa regista Maria Elena
Leone, affinché la prova di spettacolo
come work in progress venisse
completata da un dibattito culturale
incisivo relativo ai bisogni culturali
della nostra città e del territorio.
Tra i presenti invitati l’assessore Lucio
Pierri e Signora, il docente di
pianoforte prof. Perrotta, la
rappresentante dell’associazione
QUAMI per l’autismo signora Maria
Pia Vernile e consorte, il Presidente
dell’Associazione Kerameion scultore
prof. Aldo Pupino, Marcello Galati
(Radio Popolare), la Presidente della
Pro Loco di Lama/TA Giovanna
Bonivento, il noto cantautore salentino
Tonino Zurlo molto apprezzato con
le sue canzoni di denuncia sociale.
Dopo l’anteprima Reality-Showah
inizierà a breve il suo tour nel territorio
della provincia e fuori regione con un
suo cartellone in allestimento.
Ma entriamo nel vivo dell’interessante
e forte testo teatrale di Showah che
può rappresentare una doccia fresca
per risvegliare animi e pensieri critici
troppo sopiti in questa nostra Bella
Addormentata Taranto.
Pregnante di simbolismo, Showah
calca anche la scia del cosiddetto
“teatro dell’assurdo” (Esslin) che si
affermò in Europa dal dopoguerra
negli anni 50 e 60 sulla base filosofica
dell’Esistenzialismo di Sartre e sul
concetto dell’assurdità dell’esistere .
Reality Showah ( testo e regia
Maria Elena Leone, musiche Angelo
Losasso , suono e luci tecnico
Gaetano Vestita, produzione Aldo
Petruzzi con le attrici Maria Elena
Leone e Alessandra Capriglia )fa parte
del più ampio Progetto R-Esistere in
cui il teatro è visto soprattutto come
impegno politico ed umano senza
dimenticare la radicale riforma del
teatro d’avanguardia operata da
Stanislawskij, Dullin, Mejerchold,
Artaud .
Dal teatro dell’assurdo ( in generale
in Ionesco, Adamov, Beckett , Genet,
Albee e Pinter predomina il tema
d e l l ' a s s u r d i t à d e l v i v e r e
contemporaneo) proviene infatti nel
testo di Reality Showah la dialogazione
serrata, la sequenza apparentemente
incoerente di scene in cui i due
personaggi svolgono azioni avulse
da una logica causale-effettuale di
narrazione, l’ uso di oggetti che
hanno la stessa dignità se non
superiore carica simbolica dei
personaggi medesimi.
Minimalista, dunque, Showah nella
scenografia (in cui bastano una
valigia, foto di ideologi,una corda, una
vasca per pesci, veli) ma provocatore
sulla condizione dell’umana esistenza,
privata e collettiva, in bilico tra libertà
di pensiero e condizionamenti delle
ideologie storico-filosofiche che hanno
s e g n a t o l ’ E u r o p a f i n o
all’imprigionamento del pensiero
intellettuale e politico libero e creativo
dei nostri tempi che vedono come
non mai, grazie all’ideologia
economica del profitto, lo
sfruttamento dell’uomo su altro essere
umano, la privazione del diritto (
ancora negato in particolare al mondo
femminile) alla libertà di pensare ed
esprimere libera opinione,di creare,
vivere, esistere senza dover lottare
contro mistificazione, la gestione
iniqua del potere, il degrado morale,
la violenza. Ai pochi essenziali oggetti, come
dicevamo, è affidata in Showah la
forte carica simbolica del testo :una
vecchia valigia aperta mostra le foto
giganti di Carlo Marx e Nietzsche,
contesto filosofico-ideologico al
logorroide illogico bla bla sulla libertà
di due donne, Bi e Bo, internate in
manicomio come può esserlo
un’esistenza femminile o umana
costretta nella prigione del
condizionamento, senza sogni,
speranza, fantasia, libertà di
espressione come è accaduto ed
accade sotto qualsivoglia “regime”
pubblico o privato; sicchè la valigia
aperta si farà per una delle due folli
fanciulle attraente contenitore di un
“bagaglio” umano, il corpo stesso di
una delle due “matte” che spasima a
tal punto la libertà da rifugiarsi quasi
in simbiosi nello stesso simbolo della
fuga, la valigia appunto, che, in virtù
delle foto che mostrano i due
personaggi simboli di passate
ideologie, si carica di significazione
e l’oggetto si fa anche simbolo di
spazio angusto e soffocante di
“pensieri pensati da altri”(le ideologie
appunto), di contenitore di somata
o corpi inerti e senza vita perché
acritici.
Occorre r-esistere come progetto non
solo di questo teatrodelmare ma di
ogni intellettuale o cittadino critico che
sogna ancora il cambiamento quando
vede il mondo lontano o vicino
sottoposto ancora oggi alla dittatura
di altre ideologie :un’economia
ingiusta che punta al profitto, una
cultura di indottrinamento,una politica
corrotta che nel gioco della spartizione
del potere, cariche, posti di lavoro,
lega a molti purtroppo mani e piedi
(anche agli stessi cittadini) per la
sopravvivenza.
Ecco la pazza che si traveste da fata
o da sposa o da donna bellissima
(personifica la fantasia? il sogno? la
libertà? )ma con piedi e mani legate
dentro la valigia della storia passata
che ha condizionato pesantemente
la libertà dei popoli e degli individui;
è il personaggio che più suscita
amarezza e sorriso insieme per il suo
camuffamento, secondo i canoni del
teatro dell’assurdo ,perché si fa
personificazione e quindi allegoria
stessa della folle volontà creativa
(che è poi l’arte) quando si ribella e
si esprime in un mondo clima o
contesto storico politico che invece
soffoca la libera fantasia dell’individuo.
Come reagire e r-esistere?
Nella non logica dei gesti e delle azioni
delle diverse sequenze sceniche di
Show/A stanno, secondo la mia lettura
del testo, la proposta o il messaggio
:la capacità di non sottomettersi al
cappio (una corda infatti pende
materialmente sulla scena) di una
realtà incivile (perché non civica) non
connotata (può essere qui, lì, in ogni
tempo e spazio) dove pochi potenti,
definiti idioti, tengono sottomesse le
persone intelligenti in un mondo,in un
paese rimbecillito e fiaccato dalla
passività.
Non resta che l’utopia pazzoide di
una fuga dalla prigione-manicomio in
cui le pazze sono state rinchiuse per
la loro diversità,forse. O per essere
libere pensatrici? La valigia è a portata
di mano ma non mancano altre
possibilità di fuga dall’ideologia: il
silenzio, il pianto, la fantasia
immaginifica molto femminile che sa
trasformare il cappio dei condannati
a morte in un’altalena per giocare e
favoleggiare (quante favole ad
esempio sono nate sotto duri regimi?
Esopo e Fedro insegnano).
Così, l’internata folle s’immagina
attraente pescatrice vestita di voile,
ma i pesci che abboccano all’amo,
solo per aver visto l’ombra di un
verme, sono a loro volta metafora di
quanti abboccano come ingenui
pesciolini all’amo dell’ideologia ed
all’ombra del potere. E quanti pesci,
intere masse e folle, sono stati
catturati dal verme della dittatura?
Come r-esistere?Dai veli fluttuanti
sulla scena un volto diafano come
antica Sibilla bisbiglia l’oracolo
risolutivo e si brucia sul palco stesso
l’ideologia che impedisce di pensare
con propri pensieri: un piccolo falò
arde con le foto degli ideologi e, sulle
ceneri del rogo catartico, si accende
subito il dibattito liberatorio
dell’attentissimo pubblico coinvolto in
basso nella performance.
“E’stata-ha detto la regista Maria
Elena Leone-una prova aperta per un
pubblico amichevole; è necessario il
dibattito e non solo sul teatro in una
città che ci vede sempre più soli,
senza un futuro; da qui l’idea di
aggregarci in spazi non convenzionali
per dare spazio all’utopia”.
E’emersa la valenza forte ed attuale
di questo testo Showah di Maria Elena
Leone “trasgressivo-ha sottolineato il
prof. Perrotta- sull’ideologia e sul
bisogno di un pensiero più libero in
una società che vive in un modo non
veritiero”. Serve invece incontrarsi
per mettere a fuoco i tanti problemi
sociali di questa città (minori a rischio,
diversamente abili, in particolare
l’autismo come ha sottolineato Maria
Pia Vernile ), ma anche la
riqualificazione del territorio.
“Un teatro quello di Maria Leone-ha
detto Marcello Galati- definibile
dell’assurdo, ma didascalico, quasi
brechtiano e di lucida analisi dell’oggi
anche se il luogo non è connotato”.
Di rilievo, dulcis in fundo, anche il
pensiero espresso dall’Assessore
Lucio Pierri: “Una vera chiccheria
questo spettacolo per pochi, dalla
scenografia essenziale, simbolica che
fa riflettere sulla libertà in una realtà
di paese dove il voto ha sempre meno
importanza. Quanto al teatro a
Taranto posso dare la notizia che il
Comune si sta attivando per avere
un teatro pubblico a Paolo VI,il teatro
Mignon perciò invito ilteatrodel mare
a partecipare”.
E sul teatro di Piazza
Coperta?Cantiere fermo e ruderi
sepolti.
Una carenza dal sapore di penalizzazione
L’assurdità di una città in passato capitale
del teatro ed il teatro dell’assurdo
La performance Reality Showah proposta da ilteatrodelmare, occasione per riflettere sulla funzione civica
e democratica di un pubblico teatro e non solo. L’anteprima dello spettacolo si è tenuta nei giorni scorsi a Lama
...il teatro è una cosa seria...ricerca solitaria di verità, l'attore in un atto di umiltà totale si denuda si dona non recita si presenta. Renzo Casali

Fondato nel 2001 a sesto San Giovanni,Milano,da MariaElena Leone, con il sostegno e la collaborazione della Comuna Baires, del Teatro Sunil, i Manicomics,e così Renzo Casali, Francesca Bonelli, Ernesto Garino, Graziano Venturuzzo, Antonio Vergamini...
il Teatro del Mare è un luogo di produzione indipendente di spettacoli concepiti come risultato di un programma di sperimentazione del linguaggio teatrale, con l'obbiettivo di recuperare la valenza del teatro che agisce con la coscienza del luogo in cui vive.

Riferimenti: Renzo Casali, Antonin Artaud, Julian Beck, Jerzy Grotowski,Tadeusz Kantor, Eugéne Ionesco, Samuel beckett, Jean Genet, Harold Pinter...

In un'esistenza sempre più raffinatamente priva di senso, fare teatro è riprendersi la capacità di conividere, è ridare dignità alle strette di mano, esserci!

In questa direzione si svologono le nostre attività:


Laboratori
Spettacoli
Dibattiti
Proiezione e discussione di fims indipendenti
Dionisie Festival

L'ambito europeo:Il Teatro del Mare realizza progetti su teatro e pedagogia con partner internazionali.
qui mettere video
qui le foto